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FRANCO, L’EMOZIONE RIVELATA ATTRAVERSO LA PITTURA

Un collega racconta con le sue tele una vita di sogni, speranze, gioie e talvolta amarezze.

Franco Rossi, nato a Firenze il 24 Luglio 1947, entra in Banca Toscana nel 1971 ed è oggi in attività presso il Cosorzio Gruppo MPS. Dai colleghi è conosciutissimo col nome di “Rossi Sala Macchine” perché così rispondeva al telefono a chi chiamava per un guasto di terminale o di linea negli anni ’70 – ’80.
Ma già da prima del 1971, da molto prima (1963), aveva iniziato la sua attività pittorica.
Le sue opere sono ormai da anni in tutto il mondo, sia in collezioni private che presso Enti pubblici: basti dire che in Giappone, a Tokyo, Università ed Ospedali espongono le sue tele (vedi sito www.franco-rossi.it) che documentano una vita di sogni, speranze, gioie, talvolta amarezze.
”Una vita sfogata”, perché la pittura del collega Franco Rossi tutto è tranne che commerciale: si tratta di un’arte introspettiva, emozionante, che colpisce nel fondo, che arricchisce perché fa pensare, meditare, “volare”, come qualcuno l’ha più volte definita.

Com’è cominciata la tua avventura nel mondo della pittura?

Non saprei risponderle con esattezza, però potrei dirle quando: intorno ai tre o quattro anni. I miei genitori mi leggevano il Corrierino dei Piccoli ed io copiavo con le matite le figure. Poi, alle elementari, stupivo la maestra e alla fine delle medie consigliarono ai miei di mandarmi all’artistico. Loro, e di questo li ringrazio, temendo che sarei diventato un disoccupato, optarono per il liceo classico.

Niente scuola artistica, quindi, sei un autodidatta. C’è qualcuno in famiglia da cui hai ereditato questa particolare dote?

No, nessuno! Anche i miei nonni si sono sempre chiesti da chi potevo aver preso, ma nella mia famiglia non c’è nessuno che sappia tenere il lapis in mano.

Che cos’è per te dipingere?

Una droga. Se non butto fuori quello che ho dentro dipingendo entro in crisi, divento nervoso, scontroso. Appena comincio a dipingere ecco che arriva l’effetto terapeutico, anche se è anche un tormento avere in mente l’idea, sentirla nel profondo in tutti i suoi dettagli e tradurla esattamente sulla tela. Tormento, si, è la parola giusta. Ma a un certo punto, mentre dipingi, senti che dentro qualcosa comincia a placarsi, l’idea prende forma, ti convince, capisci che ce la fai, che “firmerai” la tela. E quando sei alla firma stai bene. Sei guarito. Guardi alla giusta distanza ciò che hai fatto e ti senti sollevato, vittorioso, come se, invece della tua opera, guardassi i calcoli che ti hanno appena tolto e che ti facevan così male.

E dopo?

Tempo due o tre giorni si ricomincia. La pentola ricomincia a bollire. Per un motivo o per un altro, non importa: gioia, dolore, sogni, amarezze, chi non ne ha? E’ un mondo che ti gonfia dentro e che le parole non sono capaci di descrivere. Nella mente cominciano ad affiorare immagini su immagini, cerchi tra queste la metafora più adatta a raffigurare quello che hai dentro. Appena la “senti”, cominci a metterla a fuoco, a carpirne ogni sfumatura e poi giù, tutto sulla tela!

Ci sono circa 700 tue tele in giro per il mondo: c’è un’opera in particolare a cui sei più affezionato?


Direi che ognuna è legata ad un momento particolare della mia vita. E come per tutti, anche per me ci sono stati momenti belli e meno belli. Ogni tela che ho dipinto è un pezzo d’anima dal quale è stato doloroso staccarsi. E’ come se fossero tutte mie figlie, non posso avere preferenze. Ovviamente le ultime rappresentano la vita che sto vivendo oggi, le sento vicine a me più delle precedenti, ma solo per una questione contingente.

Hai un suggerimento particolare per chi volesse seguire il tuo esempio?

Non fare mai niente che non “senti”. Se questo ti viene spontaneo, già sei un artista. Perché artisti si nasce, non si diventa. Chi è artista lo è dentro ancor prima di esternarlo fuori con le sue opere. E lavorare, lavorare, lavorare ogni giorno, altrimenti l’artista resta dentro. E dipingere per se stessi: se lo fai con lo scopo di piacere agli altri, di vendere la tela, puoi essere un bravissimo artigiano, ma non troverai mai l’artista che c’è in te, perché proprio non esiste.

Quasi una battaglia tra la passione e l’amaro che talvolta la vita ci riserva. Emozioni comuni ad ogni essere umano. Ma troppo spesso trascurate, inosservate, ignorate. Emozioni di chi e per chi non è abituato a guardare, ma a vedere.

Questa è da sempre la tematica affrontata dalla pittura di Franco Rossi: emozioni. La voce dell’anima. E come naturalmente accade, con il passare degli anni maturano la capacità introspettiva e, per un pittore, il modo di esternarla, cioè la tecnica.

Difficile definirne lo stile, seppur realistico, data la peculiarità della tecnica e della tematica. La critica ufficiale non è riuscita ad inquadrarlo in nessuna delle correnti conosciute. Un innovatore, dunque? Poco importa all’artista, che dichiara d’essere interessato unicamente a trasmettere, attraverso le sue tele, un messaggio, a comunicare in un mondo ove la sensibilità diventa ogni giorno più rara. E, per farlo, ha scelto di usare determinate immagini, ognuna delle quali è metafora di una precisa emozione, di un inconfondibile stato d’animo. (Filodiretto 16/9/2009)

L’inquietudine, il grido che avvertiamo in queste opere nasce da una personalità interessante e da una penetrazione al mondo oggettivo fortemente lacerante. Franco Rossi ci parla della sua vita. Nasce a Firenze il 24 Luglio 1947. Figlio unico. Studi: liceo “classico” e studi in legge interrotti. Oggi lavora presso un istituto bancario. Il suo amore per la pittura nasce intorno al 1963 che gli vede raccontare un’arte in continuo divenire in cui egli può specchiarsi. Racconta a chi è in grado di leggervi una solitudine ed un’armonia che sono leggi spietate in una dimensione dove i messaggi tra gli uomini tardano ad arrivare. La sua produzione come un filo teso tra magia del passato e necessità del presente, come gesto generoso del vivere contemporaneo a chi vuole raccogliere l’altra sponda del filo, sempre alla ricerca di una proiezione, di una possibilità diversa di esistenza, si abbandona a racconti di facciate distorte, di alberi senza nome, di mesi dove il palpitare è uno scandire di minuti senza che il tempo sappia intervenire…
Laura Carli – PAN Arte – Luglio 1977

I quadri di Franco Rossi sono quadri di caratteri ed in essi, infatti, è proprio il carattere dei soggetti che colpisce maggiormente.
La forza espressiva degli sguardi, la potenza degli atteggiamenti assunti dai corpi. L’incisività dei tratti dei volti, sembrano in effetti sfidare, nella pur michelangiolesca raffigurazione di donna, la vita, il tempo, ed in ultima analisi, la tradizione, per assurgere, infine, nel dipinto sulla morte,, all’apogeo della potenza umana che osa, sebbene consapevole dell’ineluttabilità della fine, affrontare con un coraggio che rasenta l’audacia il “filo spinato” dell’esistenza.
Nei quadri di Franco Rossi viene interamente recuperato non solo il senso della vita, ma anche il suo più intimo valore: la dignità dell’uomo che non è passiva attesa degli eventi predestinatigli dalla sorte, ma violenta ed eroica affermazione del proprio carattere, della propria volontà d’essere.
Orietta Giardi –PAN Arte – Luglio 1977

SAN CASCIANO – Si apre oggi, sabato 18 settembre al Museo “Giuliano Ghelli”, capofila del Sistema Museale del Chianti e Valdarno fiorentino, con il patrocinio del Comune di San Casciano, la prima di due esposizioni di opere di Franco Rossi.

“Fuori dal coro” è il titolo delle due esposizioni, titolo che definisce il genere di pittura introspettiva e autobiografica dell’autore.

Tecnica e tematica particolare traducono in immagine metaforiche le emozioni più profonde dell’anima e pongono fuori dal coro ogni lavoro dell’artista.

Franco Rossi nasce a Firenze il 24 luglio 1947, dipinge ormai da cinquantotto anni e le sue opere sono sparse in tutto il mondo: porta la sua esposizione per la prima volta a San Casciano, con circa quarantacinque dipinti selezionati tra i lavori eseguiti negli ultimi venti anni.

Autodidatta, non ha mai frequentato alcuna scuola di pittura. Lasciato il disegno dopo le scuole dell’obbligo, ha coltivato quest’arte per pura passione. L’inizio della sua attività pittorica risale al 1963.

All’inizio i paesaggi si alternavano alle nature morte, finché nel 1973 la tipologia monocolore prese a caratterizzare le sue tele. Dopo un iniziale serie di nudi e paesaggi, le immagini più varie cominciarono a rappresentare per l’artista un mezzo per esternare un’emozione, una sensazione non diversamente comunicabile.

Pertanto al periodo monocolore (documentato su www.franco-rossi.it) possiamo far riferimento come inizio di ciò che la sua pittura è oggi in grado di raggiungere.

Da allora, passato dalla tecnica della pittura a olio a quella acrilica, agli inizi degli anni ’80, la sua costante progressione nella ricerca è stata spesso accompagnata a una produzione di paesaggi e nature morte di piccole dimensioni, dipinti che venivano effettuati tra una composizione e un’altra di grandi dimensioni, quest’ultime descrittive appunto delle emozioni più profonde.

La pittura di Franco Rossi non può più da anni essere definita semplicemente una pittura per hobby o per passione, ma è determinata unicamente dalla necessità di raffigurare metaforicamente con un’immagine un sentimento, uno stato d’animo, un’emozione celata nel profondo dell’anima, e lì destinata a restare.

In quel profondo che, secondo l’artista, è uguale per tutti, risiede tutto ciò che generalmente non vogliamo mostrare di noi stessi, per capacità, per paura, per pudore. Cercare delle immagini che ne mostrino metaforicamente il contenuto e imprimere su di una tela è lo scopo di questa pittura introspettiva.

Uno scopo generato dalla necessità di esternare un messaggio, di liberare un’emozione, di capire e far capire che forse nessuno è nel profondo, diverso dagli altri. Per tale motivo può darsi che chi osserva questi dipinti, riveda una situazione che ha già vissuto, un’emozione che tiene nascosta nel profondo, oppure che abbia la sensazione di guardarsi in uno specchio che riflette non la sua immagine, ma la sua anima.

Le circa mille tele dipinte in oltre mezzo secolo di attività, sono sparse nelle collezioni pubbliche e private di mezzo mondo.

La mostra che si trova al quarto piano del Museo “Giuliano Ghelli” sarà aperta da sabato 18 settembre, dal giovedì alla domenica con gli orari del Museo: 10-13 e 16-19.

La seconda esposizione con opere diverse, si terrà a Mercatale dal 20 novembre al 9 gennaio 2022, presso il Centro Lotti in piazza Vittorio Veneto. 

Antonio Taddei – da “ IL GAZZETTINO DEL CHIANTI” del 18/9/2021

ARTICOLO

Posted 13 January 2009

Franco Rossi, born 1947, lives in Florence. His works of art are exhibited all over the world ( Switzerland, France, Norway, U.S.A., England, Germany, Holland, Spain, Balì, China, Russia and Japan). I’d like to share with you the paintings by this Italian artist, here are some of them: don’t many look like photos? To me it was love at first sight! On his site you can read the artistic biography and see many of his works, of which I’ll post more. http://www.franco-rossi.it/

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HANNO DETTO DI LUI

Quasi una battaglia tra la passione e l’amaro che talvolta la vita ci riserva. Emozioni comuni ad ogni essere umano. Ma troppo spesso trascurate, inosservate, ignorate. Emozioni di chi e per chi non è abituato a guardare, ma a vedere.

Questa è da sempre la tematica affrontata dalla pittura di Franco Rossi: emozioni. La voce dell’anima. E come naturalmente accade, con il passare degli anni maturano la capacità introspettiva e, per un pittore, il modo di esternarla, cioè la tecnica.

Difficile definirne lo stile, seppur realistico, data la peculiarità della tecnica e della tematica. La critica ufficiale non è riuscita ad inquadrarlo in nessuna delle correnti conosciute. Un innovatore, dunque? Poco importa all’artista, che dichiara d’essere interessato unicamente a trasmettere, attraverso le sue tele, un messaggio, a comunicare in un mondo ove la sensibilità diventa ogni giorno più rara. E, per farlo, ha scelto di usare determinate immagini, ognuna delle quali è metafora di una precisa emozione, di un inconfondibile stato d’animo. (Filodiretto 16/9/2009)